Dear Rocco Commisso
come Lei ha sperimentato di persona, in particolare allo Stadio con diecimila tifosi che la acclamavano, ma anche per le strade, Firenze è una città esagerata. E’ la nostra storia che è esagerata. Una esagerazione segnata nelle pietre di Firenze, nella morfologia del paesaggio agrario delle colline, nei giardini.
Esagerata è la passione cittadina per la Fiorentina; una squadra che tutti vorremmo vincente e spettacolare ma la cui grandezza non può essere barattata con la distruttività ambientale e gli impatti sulla vita e la salute di una serie di operazioni urbanistiche all’interno delle quali si svolge la vicenda del Nuovo Stadio-Cittadella Viola.
Per realizzare la Cittadella al posto della Mercafir (Mercato Ortofrutticolo) occorre costruire ex-novo la Mecafir in un area attualmente verde. Per costruire la nuova Mercafir occorre realizzare un Nuovo Aeroporto Intercontinentale al posto di un Parco Agricolo Metropolitano già progettato e atteso da decenni per dare un po’ di respiro ad un’area tra le più inquinate d’Europa.
Questo è “lo scacchiere a Nord Ovest” di cui si parla da anni. Quello spazio conflittuale che impegna migliaia di abitanti e pubbliche amministrazioni nella difesa del territorio. Oltre 500 Ettari di Nuova edilizia e cemento la cui progettazione non ha solo escluso le comunità degli abitanti e dei loro rappresentanti ma è proceduta con una tale smania da violare leggi e distorcere direttive come attestato da ben 2 sentenze del TAR; quella del 2016 che annullava la variante regionale al P.I.T. e quella dello scorso 27 Maggio contro la V.I.A. dell’Aeroporto che ne ha bocciato il Master-plan e sospeso l’iter.
Una smania poco contagiosa in città. Sotterranea e affaristica, che ha visto i vari poteri della città, dal Sindaco a Confindustria, fondersi in un abbraccio che ha stretto anche i Della Valle in un vortice di promesse e ricatti che hanno portato al fallimento di tutti i progetti sportivi da una parte, e delle istanze degli abitanti dall’altra.
Perché ci sono, come in ogni grande città, due città in una. Quella popolare, che la ha accolta allo stadio e quella che in lei vede soltanto un’opportunità di sfruttare il suo piglio verace e la sua passione.
In generale ci sono, dear Rocco, due esagerazioni : quelle di corto respiro e distruttive, come queste sopra citate, e quelle lungimiranti e benefiche di cui Firenze si nutre e di cui ha ancora bisogno.
Firenze va penetrata nelle intimità delle sue forme e delle sue strutture viventi. C’è un riferimento che può aiutare chiunque visiti e chiunque viva Firenze. Qui il primo conflitto moderno tra l’economia tessile e i lavoratori (il tumulto dei Ciompi), qui la moneta che primo ed unico caso in Occidente era controvalore certo per i primi finanziatori moderni, i banchieri fiorentini connessi con il mondo (il fiorino d’ oro), qui l’invenzione del calcio (il calcio storico), qui una civiltà contadina che ha raggiunto sapienti rapporti di reciprocità con gli ecosistemi che circondano la città.
Qui gli umanisti toscani del Quattrocento realizzarono una rivoluzione dell’ arte moderna, proprio qui Brunelleschi si confronta con l”antichità, non per ripeterne le forme, ma per trasformarne la lingua in pratiche rivoluzionarie. Con la ‘magnifica’ cupola del Duomo o il progetto della Chiesa di santo Spirito, Brunelleschi fa diventare protagonisti gli abitanti, i carpentieri, i muratori, per costruire nuovi ambienti di vita per la città.
E’ la prima propulsiva modernità con la sua cupola esagerata.
C’è, al contrario, una esagerazione banale e senza futuro. Il contrario di Brunelleschi e quel modo di essere ‘costruttori di forme di vita’, noto nel mondo. E’ la professionalizzazione del fare architettura nella modernità distruttiva di oggi, che lascia dietro di se la desolazione di paesaggi , ecosistemi, biodiversità, cultura.
Per diventare fiorentino, in senso ampio e creativo, per abitare Firenze, bisogna essere esagerati alla maniera del Brunelleschi, alla maniera della rivoluzione dell’ umanesimo fiorentino.
La passione dei fiorentini, autoctoni o venuti da lontano, per la nostra Fiorentina riassume questo antico e ancora attuale DNA di una esagerazione virtuosa.
Dear Rocco Commisso, vuoi partecipare all’evoluzione positiva e creativa della città di Firenze?
Vuoi rafforzare le relazioni coerenti tra la città e il proprio territorio di riferimento ?
Vuoi propagandare Firenze che, come dice il poeta Dante, ‘per mare e per terra sbatte l’ ali ‘ ma senza che debba spandere il proprio nome nell’ Inferno della distruzione ?
Allora bisogna imparare ad accordare il battito del proprio cuore con quello della città, le pulsioni con la creatività sociale.
Non si può realizzare questo accordo di mente, di pancia e di cuore, se non si rispetta l’ altra parte della città che si volge a ovest, nella pianura verso Prato Pistoia e Lucca.
Questa pianura, Piana, è ancora un ecosistema vitale, con territorio libero, con funzioni di connessioni ecologiche- acque verde-agricoltura, un ecosistema che non può essere distrutto.
La Piana non può essere distrutta con la costruzione del nuovo aeroporto intercontinentale di cui un nuovo stadio diventa elemento di pressione. Ora che le fonti fossili sono al limite, che la fertilità dei suoli va diminuendo, che vediamo gli effetti deleteri del riscaldamento globale e del conseguente cambiamento climatico, si tratta di praticare un’ altra strada possibile e concreta come chiedono con forza le nuove generazioni scese in strada anche a Firenze durante gli scioperi per il clima ed i Fridays For Future.
Per un grande Parco, agricolo e metropolitano, rigenerativo e baricentrico all’area popolata a nord-ovest, si mobilitano da anni migliaia di tifosi viola che, al contempo, vivono e/o lavorano nella Piana.
Questa è la “opera grande” che migliorerebbe Firenze e da qui vogliamo partire per festeggiare i successi della nostra Fiorentina.
Quando torna a Firenze, incontriamoci così potrà conoscere l’ altra Firenze che, lo diciamo senza prosopopea, è la vera erede di quel codice genetico di lunga durata di cui si sente ancora l’ odore camminando per le strade della città.